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Palazzo Farrattini
PALAZZO FARRATTINI
TERME ROMANE

Palazzo Farrattini fu voluto da Monsignor Bartolomeo II Farrattini, alto prelato della Curia romana che ebbe tra gli altri l’incarico di Prefetto della Fabbrica di San Pietro negli anni in cui pontefice era Giulio II e architetto della nuova basilica vaticana Bramante.

Il palazzo di famiglia venne edificato a partire dal 1514 e terminato sicuramente entro il 1527, affidandone il progetto al fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze 1484 – Terni 1546), celebre soprattutto come architetto militare (sue opere sono la Cittadella di Ancona, la Rocca Paolina di Perugia e la Fortezza da Basso di Firenze).

L’edificio fu ritenuto già dai contemporanei un capolavoro tanto da essere ricordato a pochi anni di distanza nel fondamentale testo Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani di Giorgio Vasari (1550): “Messer Bartolomeo Farratino, per comodità di sé e beneficio degli amici, et ancora per lasciare memoria onorata e perpetua, fece fabbricare da Antonio su la piazza d’Amelia un palazzo, il quale è cosa onorevolissima e bella”. Il progetto di Palazzo Farrattini è considerato il prototipo di una tipologia di residenza signorile divenuta negli anni successivi di gran moda, le cui forme furono riproposte dal Sangallo in Palazzo Baldassini e Palazzo Sacchetti a Roma e in Palazzo Crispo di Orvieto. Suggestiva è l’ipotesi che di tale disegno l’architetto fiorentino si sia servito come modello per il progetto coevo di Palazzo Farnese a Roma, portato a termine dopo la sua morte da Michelangelo con alcune modifiche.

La facciata colpisce per la soluzione decorativa del bugnato in travertino posto a incorniciare il portale centrale e alle estremità laterali per smussarne gli angoli, mentre le cornici marcapiano suddividono il prospetto in altezza in tre registri, riconoscibili per via dei tre diversi tipi di finestre che si alternano dal basso verso l’alto: finestre “inginocchiate” al pianterreno, finestre sormontate da timpano triangolare al primo piano e con timpano curvilineo al secondo piano. All’interno sono di notevole interesse la pavimentazione originaria del vestibolo d’ingresso e dell’atrio affacciato sul giardino, la scala a gradoni che conduce al piano nobile e diverse camere che ancora conservano arredi d’epoca. L’ambiente di maggior rilievo è però il cosiddetto Salone del Sangallo, decorato verosimilmente per volere del Cardinale Bartolomeo III Farrattini con un fregio affrescato con soggetti allegorici, figure di condottieri romani ed episodi biblici (Storie di Giuseppe ebreo), databile tra il 1570 e il 1580 e riferito al pittore Livio Agresti (Forlì 1505 – Roma 1579) e aiuti, tra cui verosimilmente alcuni suoi allievi amerini.

Da ammirare infine il maestoso soffitto ligneo a cassettoni e un camino monumentale in pietra riferito nel disegno a Sangallo e successivamente rielaborato dallo scultore Ippolito Scalza (Orvieto 1532-1617), autore anche del monumento funebre a Baldo Farrattini nella cappella di famiglia in Duomo. Terme Romane Di fronte a Palazzo Farrattini, più in basso del livello stradale, si osservano resti di epoca romana (si notino in particolare le porzioni superstiti di opus reticulatum) riferibili a una struttura termale, forse un calidarium, databile al I sec. d.C. Inoltre, vanno senz’altro ricollegate alla presenza di Terme in questa zona della città gli ambienti voltati e decorati da mosaici pavimentali in tessere bianche e nere situati nelle cantine del palazzo dirimpetto, a oltre 4 metri di profondità rispetto all’attuale Via Farrattini.