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Mura Poligonali
MURA POLIGONALI

L’antica cinta muraria costituisce una delle emergenze monumentali più imponenti di Amelia premoderna. Dallo studio dei segmenti conservati è stato possibile ipotizzare che essa racchiudesse al suo interno una superficie di circa 20 ettari. Le sezioni di questa cinta che si sono conservate attraverso i secoli, sopravvissute alle guerre, integrate con restauri e rafforzate a tratti in epoca tardoantica e medievale, sono state costruite in origine con due tecniche edilizie diverse: in opera poligonale di calcare e in opera quadrata di travertino clastico.
Le mura presentano un impianto di andamento irregolare, plasmato in base alla conformazione topografica e si adattano alla diversa esposizione con il territorio esterno, che caratterizza i versanti settentrionale e meridionale: sui lati più esposti di S, SE, SO si estendevano massicce; a N ricalcavano un sistema difensivo naturale di per sé già in grado di fornire protezione, costituito dalle pareti scoscese che si affacciano a picco sul Rio Grande. Nella parte N, NE, NO si inerpicavano fino agli strapiombi e includevano nel loro circuito le cime più elevate del colle: la collina su cui insiste l’odierno ospedale a N, mentre a SE di questo si elevava l’altura dell’arce, dove si erge ora il Duomo.
Gli studiosi sostengono opinioni diverse sulla cronologia delle mura, collocandone variamente la costruzione tra la fine del IV e il III sec. a.C. In ogni modo, l’erezione o il rafforzamento della cinta muraria si ambientano bene nell’atmosfera dominante all’epoca in cui le città dell’Italia centrale entravano progressivamente nell’orbita politica di Roma. Una parte sostanziale delle mura di Amelia, probabilmente quella costruita in opera poligonale, che recingeva la parte meridionale, può essere stata eretta dopo la metà del III sec. a.C., in concomitanza con la prima pianificazione dell’impianto urbano secondo schemi tipici della romanizzazione. In quest’epoca la città umbra assunse ovvero tratti tipici delle colonie romane: un perimetro ben delineato che racchiudeva l’area urbana, all’interno del quale gli spazi pubblici e privati erano differenziati e scanditi da un impianto regolare per strigas, ovvero con isolati geometrici, separati da strade principali e secondarie che si incrociavano in modo ortogonale tra loro.
La parte più discontinua si presenta lungo i versanti settentrionali, più scoscesi e inaccessibili. In base a indagini recenti è stato possibile identificare sul versante nord-orientale tratti di mura realizzati in opera quadrata di travertino, che sembrano incorporati alla base delle fortificazioni medievali. Brani delle mura poligonali in calcare sono incorporati nelle cantine di palazzi, nei muri di recinzione di orti, alla base di edifici. Sul versante nord-occidentale il tratto designato convenzionalmente con la lettera A (via della Valle), presenta una minore accuratezza di esecuzione.
Sul tratto orientale si apriva un varco antico in corrispondenza di Porta Leone IV. Il tratto più significativo della cinta muraria in opera poligonale di calcare di III maniera si snoda lungo i versanti S, SE, SO dell’area urbana (tratto B): forse erette in concomitanza con l’apertura della via Amerina, erano in grado in quest’epoca di incipiente romanizzazione di fornire una quinta prestigiosa e di grande effetto visivo ai commercianti e ai viaggiatori che affluivano in città da Roma. Sul versante sud-occidentale (tratto C) un segmento di tecnica edilizia diversa è attribuito a un restauro dell’epoca di papa Leone IV (847-855), eseguito in blocchi di corniola di dimensioni più modeste: l’attribuzione a questo papa è stata possibile in base a una notizia contenuta nel Liber Pontificalis (CV, 82). Su questo stesso settore, un tratto delle fortificazioni antiche in opera incerta e risalente a un restauro, probabilmente attuato tra la fine del II ed entro la prima metà del I sec. a.C., risulta inglobato nelle fortificazioni medievali. Alcune aperture antiche dovevano aprirsi lungo le mura, accanto a più recenti porte: sul versante nord-occidentale la medievale Porta della Valle; alla stessa epoca appartiene la Porta Posterola, che si apre sul lato NE; due varchi antichi sul lato orientale sono costituiti da Porta Leone IV e da una seconda apertura, rimessa in luce da un bombardamento avvenuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale (cd. Porta del Sole);
sul versante sud-occidentale è stata recentemente messa in luce una sesta porta, con arco a tutto sesto, che appare coeva con la costruzione della muratura poligonale. Ma la principale porta delle mura si apriva a sud, verso Roma, sul luogo dell’attuale Porta Romana. In epoca romana la Via Amerina entrava attraverso questa apertura all’interno della città, costituendo il cardo maximus dell’impianto urbano.

MURA MEGALITICHE

In prossimità di Porta della Valle doveva trovarsi il più antico varco cittadino, che conduceva direttamente all’arce (l’acropoli di età pre-romana). L’ingresso arcaico è scomparso dal momento che l’antica cerchia muraria era più interna alle Mura medievali e fu certamente, almeno in parte, abbattuta. Ne resta tuttavia una monumentale porzione, contraddistinta da enormi blocchi di pietra irregolari, da cui il nome megalitiche (dal greco mégas=grande e lithos=pietra). Questo tratto di mura si ammira a poche decine di metri dalla porta medievale, all’incrocio tra Via della Valle con Via Piacenti. Al di sopra e lungo le mura megalitiche si stagliavano nel Medioevo le case-torri delle famiglie guelfe e ghibelline, con le tipiche “porte del morto” (di cui si può ammirare ancora un bell’esemplare sulla facciata di Palazzo Nacci in piazza Marconi) e i barbacani di pietra.