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Monastero San Magno
MONASTERO
SAN MAGNO

Il Monastero di San Magno (o San Manno, martire vissuto nel III sec. d.C. ricordato per l’intensa attività pastorale e l’opera di evangelizzazione svolta tra la Puglia, sua regione originaria, la Campania e il Lazio) viene nominato per la prima volta nel 1179 quando il vescovo di Amelia, Pietro, lo affida alla direzione del priore dell’Ospedale di San Giacomo in Redere, situato sul tracciato dell’antica via Amerina, poco distante dal borgo di Sambucetole. Tra il 1188 e il 1189 è datata la donazione episcopale con cui la diocesi di Amelia cedette i beni dell’Ospedale e della chiesa di San Magno ai monaci benedettini dell’Abbazia di San Paolo fuori le mura a Roma, ottenendo in cambio di mantenere l’assistenza verso malati, infermi e pellegrini che bisognavano di ricovero.

Alla fine del XIII secolo vennero introdotte a San Magno le suore benedettine ; nel 1399 papa Bonifacio IX unificò sotto la stessa amministrazione i monasteri di clausura femminile di San Magno e di Santa Maria in Canale e nel 1426 il vescovo Filippo Ventorelli decise di trasferire tutte le suore a San Magno: ancora oggi il complesso monastico è gestito infatti da monache benedettine. Attraverso un portale si accede allo stretto cortile del monastero, mentre la porta d’ingresso alla chiesa si trova sulla destra.

L’edificio, che non presenta facciata, ha subito numerosi rifacimenti che ne hanno mutato le linee architettoniche originarie del Medioevo. All’interno sono sovrapposti alle strutture murarie dei pregevoli stucchi modellati secondo il gusto barocco; anche le tele che ornano gli altari risalgono interamente all’ultima ristrutturazione, avvenuta intorno al 1624: Assunzione della Vergine (1627) del notevole pittore umbro Andrea Polinori (Todi 1586-1648), Morte di San Benedetto di Antonio Viviani detto il Sordo (Urbino 1560-1620), copia da un dipinto cinquecentesco di Giovanni de Vecchi (1536 circa-Roma 1614) per la basilica di San Paolo fuori le Mura andato distrutto in un incendio; vi sono anche due tavole, ai lati dell’altare maggiore, rappresentanti San Magno che resuscita un bambino e Il martirio di San Magno attribuiti senza certezza a Bartolomeo Barbiani, prolifico pittore toscano lungamente attivo in questa zona.

Una menzione particolare spetta all’organo posto sulla parete sinistra: lo strumento, datato 1680, è collocato dentro una pregevole cassa lignea policroma ornata da angeli musicanti. La rarità di quest’organo è costituita dalla presenza di una seconda tastiera, pedaliera e rispettive leve dei registri al piano terra, all’interno della chiesa, collocazione scelta per evitare all’organista l’accesso al monastero ove vigeva la regola della clausura. Questa postazione è chiusa per di più da un armadio, così da poter essere utilizzabile da eventuali musicisti estranei al monastero senza che potessero in alcun modo vedere o essere visti dalle monache presenti alle funzioni religiose.