Durante i moti del 1848-49 volontari amerini parteciparono alla difesa di Vicenza, alla Repubblica Romana e nel 1859 ai moti insurrezionali, finché il 21 settembre 1860 le truppe piemontesi del generale Brignone entrarono nella città. Il nuovo governo monarchico procedette, anche in Amelia, all’espropriazione di innumerevoli beni della Chiesa. Agli inizi del secolo, l’incremento dell’agricoltura e la nascita della prima industria locale, non impedirono le emigrazioni, soprattutto verso gli Stati Uniti e l’Argentina. La luce elettrica arrivò in Amelia nel 1911 a sostituire la pubblica illuminazione a petrolio. Alla prima guerra mondiale gli amerini contribuirono con 188 soldati morti sui campi di battaglia.
Durante il fascismo, come in ogni parte d’Italia, si susseguirono adunate, discorsi, cortei e saggi ginnici si svolgevano tra Piazza del Municipio (oggi Piazza Matteotti), Piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza G. Marconi), Via Garibaldi, Corso Vittorio Emanuele (oggi Via della Repubblica) e davanti al monumento dei caduti (Piazza A. Vera). Durante la Seconda Guerra Mondiale l’unica azione bellica che Amelia ricorda fu il tragico bombardamento alleato del 25 gennaio 1944, durante il quale, per errore, invece del ponte Grande fu colpita la chiesa di S. Elisabetta (oggi Santa Lucia) e l’annessa scuola elementare femminile. La nuova atmosfera del dopoguerra fu segnata ad Amelia dall’ambientazione offerta dalla città al film “Il Passatore”, interamente girato in Amelia, per la regia di Coletti (1947). In città si riversò una schiera di macchinisti, tecnici e nuovi miti del cinema, come gli attori Rossano Brazzi, Valentina Cortese, Gino Cervi e l’allora astro nascente Alberto Sordi. Dopo i podestà del Ventennio fascista nel 1946 venne eletto sindaco il fabbro socialista Cafiero Liberati, che sarebbe rimasto in carica fino al 1964.