Data la sua strategica posizione di avamposto sui Colli Amerini, il castello di Foce ebbe per tutto il Medioevo una storia ricca di eventi contraddistinti dalle lotte tra le città di Amelia, Narni e Todi per garantirsi il suo predominio. Secondo alcune fonti storiche, l’antico castello fu fondato da un insediamento di fuggiaschi provenienti dalla Corsica che avevano abbandonato l’isola per timore delle incursioni saracene. Dai documenti antichi viene riportato il nome di “Castrum Focis”, le cui prime notizie si hanno dal XII secolo. Adagiato su di una collina circondata da fitti boschi, oce ha dominato per secoli l’antica strada che dal ponte di Agusto presso Narni conduceva ad Amelia.
Assoggettata presto dagli amerini, quando Federico II assediò Amelia (1240), Foce venne occupata dai narnesi che la sottomisero al giuramento di fedeltà e al tributo di ventisei denari per “fuocatico”, ossia la tassa sui camini delle case. Solo nel 1256 con un intervento diretto di Papa Alessandro IV, il castello venne restituito alla potestà di Amelia, ma Narni non si dette per vinta e nel 1282 tentò con ogni mezzo di impadronirsi di nuovo di questo sito strategico, ma senza riuscirci. Le ripetute richieste di autonomia da parte degli abitanti di Foce al Comune di Amelia, costrinsero l’esercito amerino nel 1336 ad occupare il castello che venne dato alle fiamme. Nel 1367 Foce potè finalmente dotarsi di uno Statuto proprio come qualsiasi Comune libero.
Lo Statuto, attualmente conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Amelia, è un documento giuridico di notevole interesse che regolò i vari aspetti della vita sociale ed economica della comunità. Tuttavia, il periodo di autonomia fociana non durò a lungo, perchè secondo lo storico Mons. Di Tommaso, nel 1376 il castello fu ceduto in enfiteusi dalla Santa Sede a un nobile perugino. Ritornata sotto la giurisdizione di Amelia, nel 1434 un decreto emesso dal Consiglio degli Anziani ordinò la distruzione di Foce per le continue ribellioni e i ripetuti tentativi di conquista del castello di Fornole di cui si erano resi colpevoli i suoi abitanti.
Tre anni dopo Papa Eugenio IV concesse ai fociani facoltà di ricostruire case e mura urbane esentandoli per venticinque anni da ogni dazio. Nel 1451 una Bolla del pontefice Niccolò V riconfermò la dipendenza di Foce da Amelia e inviò nel paese quattro nobili amerini con il compito di riedificare la diruta rocca e rafforzare le mura. Dell’antico castelllo rimangono alcuni tratti di mura. Al centro del paese è ancora conservata l’antica porta urbana mentre al suo fianco si trova la chiesa romanica di San Gregorio, eretta nel XIII secolo e dedicata al martire patrono di Foce. Sulla facciata furono murati alcuni bassorilievi scolpiti con i simboli dei quattro Evangelisti mentre di fronte al portale si levano due belle colonne con raffinati capitelli. Graziosa è anche la retrostante abside decorata con archetti pensili. All’interno è conservato un pregevole Crocifisso ligneo scolpito e dipinto di bottega umbra, risalente alla fine del XIV-inizio del XV secolo, un affresco raffigurante una Madonna della misericordia (XV secolo) e in una nicchia sulla parete destra un frammento di affresco raffigurante San Sebastiano trafitto dalle frecce (XVI sec.) Più in basso, sulla piazza all’ingresso del paese, spicca un bel pozzo civico, d’origine medievale ma ristrutturato nel XVII secolo durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, come riporta l’iscrizione sull’architrave nella parte superiore della vera